sabato 28 febbraio 2015

Ho finito la maglia!

Ecco la maglia rifinita con i particolari che già immaginavo di eseguire. Manca solo un bottone in tinta da applicare al fiore sullo scollo e ritengo che il mio lavoro sarà completo!
Ideale da indossare anche come gilet su una t shirt sottile e dai colori pastello.
Capo versatile, da indossare con i jeans o con una gonna lunga e leggera. Magari con accessori coordinati.
Con il cotone avanzato ho intenzione di fare una fascia per capelli ed una borsetta. Naturalmente all'uncinetto!
Seguitemi!

venerdì 27 febbraio 2015

Lavoro instancabilmente

Da un po' di tempo ormai la mia vita è racchiusa in due piccoli oggetti: il mio (prezioso) smartphone e la mia valigia. Mi divido un po' di qua e un po' a casa mia, dove posso dedicarmi alla mia famiglia e alle arti marziali. Viaggiare tra Bologna e Milano per motivi di lavoro è una splendida avventura, sebbene sia stancante.
Lavoro in ufficio fino alle sei del pomeriggio, ma quando finisce la giornata, dopo una breve passeggiata, mi dedico alla mia attività. Impugno infatti l'uncinetto e do forma alle mie famtasie.
Ecco un anticipo dal fresco sapore estivo: una estrosa maglietta eseguita a filet e cucita pazientemente a mano.
Mancano solo le finiture.... seguitemi!

mercoledì 18 febbraio 2015

pratico arti marziali.


Si dice che tutti possono fare le arti marziali.
Io aggiungo che non tutti sono fatti per le arti marziali.

(Esame cintura verde II di Marco)

Quando ho iniziato il ju jitsu sono partita da zero.
Non lo dico per falsa modestia, ma lo zero era una specie di zero assoluto,
Riscaldamento intenso, flessioni, scatti di corsa. E ancora calci e pugni, capriole e cadute. Tutto questo l'ho intrapreso alla non più tenera età di trentasette anni. Dopo una vita che non correvo, se non -stremata- dietro un treno prossimo alla partenza o alla fermata del bus.

Ho iniziato gradino dopo gradino. Sbattendo con la testa prima di imparare le cadute, procurandomi lividi con dolorose leve articolari, e soprattutto esercitando il controllo della mia rabbia dopo svariati "cazzo" e "puttana ladra!" rivolti al compagno o alla compagna di turno che mi facevano male, involontariamente.

Quando ci si trova a cadere all'inizio ci si sente pervasi dalla paura, ma la caduta è inevitabile e spesso è la via di fuga. E allora cosa fare? 
Tutti lo dicono: "o cadi o cadi!" e comunque sei ti fai male sai già che Tori (il compagno che esegue la tecnica) è pronto a soccorrerti e ad abbracciarti e a controllare se tutto è a posto.
Ed un abbraccio cancella la paura e ti stimola a fare meglio, a fare di più.

Sono già cintura verde II.
Sto allenandomi per la cintura blu.
Le cadute sono più impegnative, nonostante ormai mi sia abituata a cadere, anche dai caricamenti. Sbattere la schiena è inevitabile perché si è a più serrato contatto con il compagno.
E ancora, quando sferri un calcio e il tuo compagno lo para tenendoti la gamba e "spazza" la gamba sinistra, la sola su cui resti in equilibrio, è lì che la paura del vuoto si fa sentire. E ti senti perso e pensi: "cavoli me la sto facendo sotto!" e poi ancora:"cado. Cadere è la mia via di fuga" e con coraggio affronti quella paura, tiri un respiro, resti morbido e cadi all'indietro.
Sbattono le tue braccia sul Tatami, sei salvo.

Ju jitsu non è soltanto leve articolari e proiezioni
Ju jitsu è anche Randori e Kumite, ovvero lo studio del combattimento.
Ed è lì che le prendo di santa ragione.
Finché combatto con una compagna rilassata riesco a sferrare due pugni ed un calcio in sequenza, senza toccarla, le giro attorno, la sfianco.
Ma quando cambiano il compagno o la compagna allora sono dolori.
Forti dolori.
Non ho protezioni e devo evitare i colpi.
Ho combattuto con cinture nere, anche con chi ha fatto le gare.
Ho reagito più per rabbia e per dolore, ma i miei compagni mi hanno insegnato che non devo arrabbiarmi, ma agire con lucidità, ovvero, liberarmi dalle emozioni e pensare a cosa posso fare, osservare la situazione, guardare negli occhi il compagno-avversario, percepirne le intenzioni e i movimenti. 
Tutto questo entro la frazione di secondi, perché in un combattimento c'è puro dinamismo.

Ieri ho combattuto con una ragazzetta di circa sedici anni. Cintura nera II Dan.
Mi ha sferrato un pugno su sopracciglio sinistro. Il dolore è stato intenso.
Le ho urlato:"No Francesca così non va però!!" con palese indignazione.
La ragazzetta, mortificata, mi ha chiesto scusa e io l'ho abbracciata.
Oggi la ringrazio.
Ho ancora molto da imparare.
Ogni livido è talvolta un trofeo, talvolta un promemoria.

mercoledì 11 febbraio 2015

Alla primavera

Un'anziana amica di mia madre, molto carinamente, ha pensato di regalarmi uno scaldaspalle che realizzò sua madre per lei, sapendo della mia passione all'uncinetto. Non c'è spiegazione, ma ne ho subito comprese le varie fasi di lavorazione. La difficoltá consiste nel contare i vari punti e nel non saltare le righe. Per adesso pubblico questa foto. Io ho preferito impiegare un filato sfumato 80% cotone e 20% poliammide, fibra che conferisce al materiale una lucentezza perlacea.