mercoledì 27 aprile 2016

Di Te



Cercami
Ancora come un tempo.
Raccontami, raccontati!

Donami
Il tuo entusiasmo
La tua voglia
Le tue parole

Voglio appassionarti
come un libro di avventure

Voglio sentirti forte
come terra d'Estate

Giorno o notte
Io Tutto
Io Niente.


Vorrei non spegnere le Stelle.


S.T. 27 Aprile 2016





martedì 12 aprile 2016

Quando sul Tatami

Ci sono quelle sere in cui, nonostante la fatica del giorno, ti alzi e ti prepari per andare al dojo e ti chiedi se riuscirai ad affrontare l'allenamento e tutto ciò che comporta.
Preferiresti restare sul divano o fiondarti sotto le coperte senza aver nemmeno cenato, eppure ti alzi, ti fai una doccia, prepari la tua borsa con il judoji pulito, inforchi la bicicletta e vai.
Entri in spogliatoio, ti cambi e sali sul Tatami.
Sei pronta ad affrontare il riscaldamento, le cadute, gli esercizi che talvolta provocano qualche livido (ne ho uno persino sotto la scapola). E poi inizi a studiare le tecniche, a volte ti capita di aiutare un compagno con la cintura più bassa, quindi insegni e poi studi il tuo programma.
Durante l'allenamento fluiscono nuove energie, scompaiono il mal di testa ed il mal di schiena.
Senti che vai forte, senza fermarti.
L'ora finisce, dopo il saluto torni in spogliatoio sudata fradicia, i capelli scompigliatI e l'elastico, che li raccoglieva in una coda, pende esanime da un ciuffo supertstite.
Due chiacchiere con qualcuno e poi torni a casa a cavallo della tua bici.
Davanti al cancello tiri un sospiro e sussurri: "come sto bene!"
Hai dato tutto sul Tatami, non resta che un barlume di positività e tanta soddisfazione.

sabato 9 aprile 2016

Giorni pieni

Solite giornate piatte e grigie, mentre i glicini coltivati nei cortili delle case, silenziosi trionfano di grappoli carichi di profumo e colori e dal cielo cade incerta la pioggia. Giornate cariche ed intense, mattinate sonnacchiose e notti insonni di una primavera impaziente.
E la mia settimana è scivolata di corsa tra impegni e pulizie generali della casa.
La mia vita sociale è stata intensa: il dojo, l'uscita con le amiche del venerdì, il compleanno in pizzeria/ sala giochi che diventa un incontro tra bambini e genitori.
Tuttavia sono riuscita a realizzare un paio di orecchini in pizzo all'uncinetto.
Il lavoro mi è stato commissionato soltanto giovedì sera e addirittura pagato in anticipo.
Tempi contingentati tra ieri e oggi.
La sfida è stata dura, sì perché prima di lavorare agli orecchini basandomi sul progetto che mi è stato mostrato, ho fatto una lunga ricerca per trovare uno schema adeguato.
Quindi dopo aver proposto il colore del filato e le perline alla mia committente, mi sono subito messa al lavoro non senza difficoltà.
Occorre specificare che l'uncinetto è il n. 1,25 (mm) e di conseguenza le perline sono minuscole. Contarle ed infilarle non è così immediato, occorrono calma, pazienza, tempo e soprattutto una buona postazione bene illuminata.
Eseguita la prima fase del mio lavoro, ho iniziato la lavorazione vera e propria, fermando ogni perlina con ogni singolo punto.
Il risultato è davvero notevole: eleganti orecchini avorio con perline in vetro argentate e bianche, dall'effetto lievemente perlescente che permette delicati giochi di luce.
In ultimo ho fissato le monachelle, dove ho inserito una perlina bianca al posto di quella originaria in metallo.
La procedura che dà valore e corpo alla lavorazione consiste nell'indurimento del manufatto. Ognuno ha un proprio personalissimo sistema: chi utilizza acqua e zucchero, chi lo smalto per le unghie e chi consiglia addirittura il vinavil.
Ora se io voglio dare una forma perfetta ai miei orecchini in pizzo di cotone, non utilizzerò smalto o colla, nè acqua e zucchero, ma il classico amido di frumento disciolto in poca acqua.
In seguito darò la consistenza al mio lavoro, che poi metterò ad asciugare e che stirerò con il ferro già caldo.
Ed ecco il risultato
Lavoro finito e consegnato!

martedì 5 aprile 2016

Ripresa

Dopo due settimane di riposo forzato sempre per il mio ginocchio  (sano tutto sommato, ma sto prendendo degli antinfiammatori) eccomi tornata al dojo.
Forma fisica? Poca, riscaldamento estenuante tra corsa, addominali e flessioni, due settimane sono come secoli per chi riprende ad allenarsi.
Ma ad ogni modo ho retto anche bene, senza strafare.
Ormai sono cintura marrone, mi sto preparando per il secondo kyu  (volgarmente detta marrone II) e il maestro inizia a pretendere un po' di più da me, nel senso che si aspetta che io sia precisa: mi corregge, mi osserva, si accerta che io lavori e mi dia da fare sul tatami.
Durante l'ultima lezione che ho frequentato sono riuscita a tirare soltanto una tecnica, poiché ero con un ragazzino un po' in difficoltà.
Questa volta però ho tirato con un compagno diverso e in una sera ho imparato sei diverse tecniche.
Imparato in senso lato, diciamo che le ho imbastite, poi mi toccherà memorizzarle e provarle e riprovarle finché non le avrò tirate con precisione.
Le parole del maestro sono state queste:
"Simona tu sei cresciuta e stai crescendo, continua così chissà che un giorno...."
Be' se dico che mi sono fatta il suddetto culo al dojo non esagero, perché così è stato fin dall'inizio, cioè da quando ero cintura bianca e tutto era fatica e non era nemmeno così automatico cadere.
E poi il dolore, il sangue, la dedizione e la passione mi hanno portato alla cintura marrone.
Certo, a volte ho tirato con le cinture più alte, altre volte, troppo spesso, mi sono trovata a dover tirare con persone con difficoltà e qualche nevrosi e questo ha alimentato in me un profondo senso di rabbia e di frustrazione, è stata dura in quei momenti.
E ho pure visto persone che per svariati motivi sono arrivate alla cintura nera grazie ad una "scorciatoia".
E sapete che dico?
Che io sono partita da zero e che tutto quello che ho e che mi sono guadagnata è stato solo merito mio.
Proseguirò per questa strada affatto facile, lastricata di dolore, sforzo, sacrificio.
Credo che avrò ancora molto da imparare.

Aprile

Corre via marzo ed eccoci qui, già in aprile.
Un tempo un po' strano, piatto, uguale. Non ha gusto questa primavera che arriva dopo un non inverno.
Sì perché qui nella bassa gennaio è stato come marzo, marzo come maggio, aprile come ottobre: nebbia e umidità penetrano nelle ossa, temperatura percepita: gelida, salvo poi sudare con la prima sfera di sole.
Finiti i lavori zuccherosi relativi al mio precedente post, mi sto dedicando ad una stola in cotone a punto rete di Irlanda, eccola in un'anteprima