domenica 14 febbraio 2016

2 febbraio 2016: cronaca di un esame

Dopo un massaggio quasi miracoloso, il 2 febbraio di quest'anno sono tornata sul tatami.
Ovviamente la fascia mi fa da compagna e sostegno, in attesa della risonanza magnetica, sperando di escludere danni ai legamenti.
Quella sera l'allenamento è iniziato col solito riscaldamento e poi uno studio incentrato essenzialmente su tecniche di proiezione.
Ad un quarto d'ora dalla fine della lezione, dopo esserci messi tutti a sedere, il maestro mi ha chiamata al centro: così a bruciapelo, senza nemmeno avere il tempo di emozionarmi e farmi battere forte il cuore.
I miei compagni,
circa una trentina di persone, sessanta occhi in tutto, erano seduti in ordine di cintura, in silenzio rivolti al centro del tatami.
In seguito sono arrivati un ragazzo che frequenta ken jitsu, ed un altro maestro rimasto a bordo tatami.
Il mio maestro ha iniziato col chiedermi il programma della cintura marrone.
La ragazza che mi ha fatto da uke non si ricordava più come attaccare, ed ecco che, mentre eseguivo le tecniche, le spiegavo cosa doveva fare (esempio attacco da presa o da pugno).
E così la prima tranche del mio esame è filata liscia e via con la seconda.... esecuzione della cintura arancione e poi ancora della gialla.
E la tensione saliva, eccome se saliva!
Il cuore batteva in gola, il sudore e la fatica si sentivano, sessanta occhi incollati addosso e i miei kiai! Erano forti e risuonavano nel dojo silenzioso.
Il fiato mancava e il cuore batteva e io andavo forte, sì! Stavo dando tutto, tutto di me!
E andavo in fretta, anche i taikyoku tzuki (Kata di karate che consistono in una specifica serie di parate -alte, medie, basse- e pugni diretti) li facevo di corsa, e il fiato mancava.
È stato lo stesso maestro a dirmi:
"Simona, un comando un movimento"
E i comandi erano lenti e io dovevo andare a comando.
Ed ancora ne waza (lotta a terra) con un ragazzino di circa tredici anni: trenta chili e quasi trent'anni di meno.
Energie residue bruciate dietro ad un pischello che si credeva un'anguilla e che sapeva divincolarsi e sgusciare dalla mia presa.
Compito arduo immobilizzarlo.
Ultima tranche: le cadute.
Tante cadute, Yoko ukemi, ushiro o zempo ukemi, e ancora mae ukemi e ushiro e zempo.... "dai Simona tirati sù"
E stravolta urlavo i miei kiai per buttare il fiato, per scaricare la tensione.
"Sei stanca Simona?"
"No...." (ero esausta)
Ancora ushiro ukemi.... e ancora cadute.
"Sei stanca Simona?"
"Basta!" Ormai ero uno straccio bagnato
"Risposta sbagliata"
E via ancora cadute. Finché non mi sono alzata in ginocchio, lo sguardo supplicante "pietà" e i capelli fradici sulla fronte.
"Brava Simona, torna in seiza"
E mi sono seduta coi miei compagni al mio posto.
Applausi e poi, richiamata al centro, saluto il maestro e in ginocchio sulla gamba sinistra, il maestro mi ha tolto la cintura blu e messo la marrone.
Ecco, saluto ai compagni che mi hanno applaudito e saluto finale.
Tutto è iniziato dalla cintura candida come la neve, ho intrapreso una strada senza sapere nemmeno bene cosa avrei trovato.
Tutto è iniziato con l'ansia e la paura di avvicinarmi a persone che non conoscevo.
E la mia cintura candida è già marrone.
Un grado che significa davvero tanto per me, ottenuto con sforzo, disciplina e dedizione.
Inizio a sentirmi un po' guerriera.
C'è ancora tanto da fare, c'è ancora tanto sudore, dolore, sforzo, sacrificio, disciplina.
Fatiche da affrontare con serenità, per amore del ju jitsu.

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