venerdì 13 marzo 2015

La ferocia

Se pensiamo ad un fiume, le sue acque scorrono verso il mare, ma non si esauriscono, poiché sono costantemente alimentate dalla fonte.
Così sono le nostre energie, esse fluiscono come le acque di un fiume.




Ieri, dopo la bellezza di cinque lezioni mancate, sono finalmente  riuscita ad allenarmi in palestra.
Sto studiando la cintura blu.
Le tecniche, come già accennato in un post precedente, iniziano ad essere più complesse, poiché sono propedeutiche alle tre cinture marroni.
Si inizia quindi a lavorare un po' più sul serio ed i risultati ottenuti sono anche esteticamente gradevoli.

Ero arrabbiata forte ieri, a tal punto da sentirmi nello stomaco un gatto idrofobo, quindi non ero nemmeno in piena forma.

Ma ci sono andata lo stesso al Dojo (Letteralmente "il luogo dove si segue la via") e tra calci e pugni, kijai e cadute ho potuto sciogliere la tensione che mi attanagliava le viscere.
Mi sono sentita feroce come una tigre.
Se pensiamo al grande felino che ghermisce la preda, esso non si arrabbia, ma con lucidità e determinazione persegue il suo obbiettivo, ovvero catturare la preda.
Così è anche sul Tatami: l'esecuzione delle tecniche, come il combattimento, comporta ferocia e lucidità, si agisce ad esempio sullo squilibrio per proiettare l'Uke (lett. colui che cade).


Mi è anche andata bene ieri sera, ero l'unica donna e ho potuto allenarmi con un ragazzino di soli 16 anni.
Che non ne poteva più.

Io sarei andata avanti e avanti.
Non sentivo più la stanchezza, non sentivo più la rabbia.
Ero mente e corpo uniti: Ero una tigre, ero feroce!

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