venerdì 17 aprile 2015

Onori ed oneri



Ieri sera allenamento e incontro multidisciplinare con un maestro di brazilian ju jitsu, l'arte marziale ha lo stesso nome di quella che pratico io, cioè ju jitsu, ma lo stile è totalmente diverso.
Mentre il mio maestro preferisce lo studio tecnico e il lavoro individuale e di gruppo, rispetto alla lotta e all'agonismo, il maestro che ieri sera ci ha tenuto la lezione lavora soprattutto a livello agonistico, dove assumono particolare rilevanza i combattimenti e la lotta a terra.
Ora, senza usare inutili perifrasi, nella lotta a terra sono abbastanza negata, un po' perché, appunto, il mio studio è basato sulle tecniche di proiezione e sui "kata", e un po' perché, per indole personale, agisco di impulso e mi accorgo di osservare e studiare poco il mio avversario, in questo senso devo imparare a concentrarmi sulle mosse dell'altro, quindi devo imparare a sentirne e prevedere i movimenti per poter così costruire ed eventualmente portare a termine la mia tecnica per immobilizzarlo.

Ebbene, ieri sera mi sono trovata spiazzata davanti ad una ragazza che in una manciata di secondi già prevedeva i miei movimenti e mi immobilizzava con un soffocamento o con una leva.
Mi chiedevo: "ma come fa?" Cercavo di concentrarmi, di studiarla, di divincolarmi o di immobilizzarla esercitando una pressione sul suo petto con il mio corpo, ma nulla da fare, uno dei miei arti restava scoperto e mi trovavo in leva.
La cosa ha suscitato in me una certa frustrazione, la mia compagna era molto brava e molto allenata, molto disponibile ad insegnarmi le sue tecniche che poi, puntualmente, era in grado di neutralizzare.
Per farla breve, durante una piccola pausa abbiamo chiacchierato un momento e ho scoperto così di aver fatto la lotta a terra con una ragazzina (quindicenne) arrivata seconda al campionato mondiale di brazilian ju jitsu.
E tutto questo, ovvero l'umiltà di una ragazza di tale livello che ha insegnato a me, cintura verde e neofita su tutti i livelli rispetto alle tecniche di combattimento, non può che riempirmi di orgoglio.
E d'altro canto mi ha insegnato un'altra cosa, la più importante: 
Il nemico da sconfiggere è dentro me.
Il mio nemico, nel mio caso, sono stati il mio orgoglio e la mia supponenza nel neutralizzare la mia compagna-avversaria.

Fossi stata un po' più attenta a quello che lei faceva, avrei imparato di più.
Ma tutto sommato ho avuto la mia lezione.

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