giovedì 23 aprile 2015

Storie da Tatami


E' facilmente intuibile che il ju jitsu comporta uno stretto contatto fisico con il proprio compagno, e più la coppia è in sintonia, migliori e più elevati saranno i risultati raggiunti.
Ebbene, questa volta ho un compagno fisso, col quale tiro da almeno un paio di lezioni. E' un ragazzino di sedici anni: io mi trovo bene a praticare con lui e dall'altra parte lui si trova bene con me, anche perché lo sprono a proiettarmi con decisione, senza temere che mi possa fare male.

Questa sera, tra le tecniche che abbiamo studiato, ce n'era una molto simile a quella riprodotta in foto.
Il ragazzino in questione faceva l'uke, mentre io avrei dovuto eseguire la tecnica. Quindi si comincia con la presa ai baveri del kimono, si solleva l'uke con i piedi puntati sulle anche e, facendo una specie di bilanciere con i piedi, lo si proietta al nostro fianco.
Io ho fatto un errore che poi ho sentito tutto: invece di proiettare il mio compagno al mio fianco sinistro, l'ho scaraventato al di là della mia testa, ma lui mi è caduto in faccia, con l'addome sul mio naso.
Un dolore acuto mi ha piegata a metà.
Ridevo, la colpa era mia.

Nell'eseguire una tecnica di proiezione la precisione è tutto!


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